1. Quando una cosa che intendo
scrivere sta prendendo forma, quando
la mia laurea è in dirittura d’arrivo,
quando per il mio futuro sto esplorando
le opzioni, quando nella mia vita non c’è niente di nuovo e sto aspettando
che mi rispondano, quando non ho
programmi o mi si incoraggia a
portare avanti un progetto in sospeso, è allora che mi sento più pigro e
depresso.
2. Non ho mai creduto a Babbo
Natale, nemmeno da bambino, e ho sempre cercato di convincere i miei amici di
5-7 anni che fosse tutta una menzogna. Ho smesso di credere nei fantasmi quando
ho smesso di ricordarmi i miei incubi ricorrenti, a circa 8-9 anni. Ho
assistito a funzioni religiose regolarmente, con frequenza quasi settimanale,
fin verso i 15 anni. Mi chiedo a che età smetterò di credere del tutto, o se qualcosa
resisterà fino alla mia morte.
3. Quando si tratta di cultura
pop, tendo ad odiare quello che è popolare al momento indipendentemente dalla
sua qualità o valore effettivo. Alle elementari ero appassionatamente contrario
a Pokemon, Aqua e Spice Girls. Alle
medie imbastivo crociate d’odio per Harry
Potter, gli Eiffel 65 e i cartoni
animati giapponesi. Al liceo me la prendevo con Grande Fratello, Amici, O.C. e la tv berlusconiana in generale. Sarei perfetto per la
pagina culturale di Repubblica.
4. Non ho un’alta opinione di me
stesso eppure, per chissà quale motivo, spesso esibisco in pubblico un’espressione
da “sto parlando con te solo per farti un favore”.
5. « Siamo qui sulla Terra per andare in giro a cazzeggiare. Non date retta
a chi dice altrimenti » è
la mia citazione preferita di Kurt Vonnegut. A proposito, avete presente il
discorso finale del film The Big Kahuna,
una delle robe più postate, ripostate e vomitate online di sempre? Ecco, è una
versione leggermente modificata di un vecchio discorso di Vonnegut. Uno può
chiamarla citazione o tributo, ma resta sempre un plagio
spudorato.
6. A proposito di plagi
spudorati: non avendo ricevuto informazioni attendibili su nessuna specie di
Dio, le persone dovrebbero accontentarsi di servire meglio che possono l’unica
astrazione con cui abbiano una certa familiarità: le loro comunità.
7. Let’s stick together dei Roxy Music è una delle classiche
canzoni che intono sotto la doccia. Quando mi annoio o sto aspettando qualcosa,
suono nella mia testa Supermodel Sandiwich
with Cheese di Terence Trent D’Arby.
8. Sono vegetariano da nove anni
abbondanti, il che significa da quando ero un ragazzino. A quell’età, non avevo
le inibizioni che molto spesso impediscono di raccontare con tutti i crismi le
ragioni di una simile scelta; ero vegetriano da poco e mi interessava fare del
proselitismo. Ora perlopiù mi irrito se qualcuno mi chiede il perchè della mia
scelta alimentare, ma sbaglio: ogni occasione che mi danno per parlarne è una
possibilità di condividere quella che ritengo la migliore decisione della mia
vita.
9. Tra le cose che vorrei fare
nella vita, mi piacerebbe scrivere la sceneggiatura per un film di fantascienza
sull’Italia del futuro diretto da Paul Verhoeven.
10. Ci sono cose, frasi o
formulette consolidate, che tendo a ripetere come un mantra quando dibatto di
argomenti generici. Per esempio, mi capita spesso di dire che «
la lotta per i diritti degli omosessuali è la battaglia più importante della
nostra generazione, un pò come quella per i diritti civili degli afroamericani
lo era in America negli anni ’60 ». Lo dico spesso, ma questo non vuol
dire che pensi che i gay sono i nuovi
negri. Anche scagliarsi contro le semplificazioni è una battaglia degna di
essere combattuta.
11. Secondo me in ognuno di noi
giace una convinzione inammissibile. La mia è che non vale la pena fare nulla
più del necessario. Compreso vivere.
12. Se, nella mia vita, sarò
riuscito a parlare del mondo di oggi e di domani in maniera efficace, avrò
fatto un passo avanti per me stesso e per chi ha la pazienza di leggermi. Ma che
io riesca o fallisca in questo proposito, non ci sarà alcuna differenza nel
sistema di cui sono parte integrante, che arricchisco e proteggo ma che
dichiaro di odiare. Sono un capitalista perchè non conosco altre vie; non ho i
mezzi per tentare altre strade, ma so che questa è sbagliata.
13. I videogiochi fantasy e d’azione
e i giochi di ruolo online alla WoW sono l’ambiente più dannatamente retrogrado
che io abbia mai visto. È incredibile come categorie diverse dal bacino d’utenza
standard – il maschio bianco – siano stereotipate e maltrattate: trovatemi un
gay, lesbica, minoranza razziale o religiosa o (Dio ce ne scampi!) donna
che non siano caratterizzati come un’insopportabile macchietta.
14. Ogni capodanno, faccio lo
stesso proposito per l’anno nuovo: guardare ad ogni centimetro della mia
depressione come al genio di una creazione.
15. Avere un temperamento
artistico ma non essere un artista è una bruttissima cosa, ma si applica
perfettamente al sottoscritto.
16. Tifare Toro stressa il
sistema nervoso più che fare il chirurgo, l’operatore di una centrale nucleare
o l’Imperatore galattico. Ma ne vale la pena.
17. I giornalisti di cronaca non
dovrebbero, in teoria, rivelare nulla di se stessi nei loro scritti. Io non
comprendo il concetto di scrittore non
creativo, perchè penso che in ogni pagina degna di nota debba trovarsi una
qualche rivelazione, anche casuale o non intenzionale. Non è solo un puro
elemento di stile, ma la buona creanza di avvertire il lettore sul tipo di
persona con cui sta passando il proprio tempo. Mi chiedo dove stia il blogger,
in questo scenario; probabilmente molto in basso.
18. Alla mia età non si può
nemmeno rimproverare a se stessi una sconfitta. Troppo poca vita è andata
sprecata, per rivendicare un qualsivoglia rimpianto. Una parabola esistenziale
lunga poco più di vent’anni, ascendente o discendente che sia, è troppo corta
ma al contempo troppo lunga per essere all’inizio di qualcosa: una perfetta via
di mezzo nella quale stagnare come un esploratore che ha perso la rotta, o come
uno scrittore che non sa più dove sia finito il suo personaggio.
19. A proposito, quanto è bella
la parola “qualsivoglia”?
20. Secondo Darwin, la vita è una
questione di adattamento e i troppo inetti o troppo inadeguati a stare al mondo
sono destinati a estinguarsi. Possibile che la discriminante tra vita e morte,
tra felicità, pienezza e fallimento sia solo il saper stare al mondo
correttamente? Perchè, in questo caso, temo molto per me stesso: inciampo da
tutte le parti, sono goffo e mi adatto a fatica.
21. Continua a sfuggirmi il piano
generale. L’inizio della vita e il suo corso affascinante. Dovrei guardare il
mondo non come masse, ma come insiemi di individualità. Una massa fa
paura, un individuo invece è un’opera d’arte.
22. Penso che il sogno di un
mondo nuovo sia nelle menti e stia a cuore ad un numero infinitamente piccolo
di individui, e che i problemi più grossi del mondo siano causati da un numero altrettanto
piccolo di persone. La giustizia sociale o l’idea di una minima ridistribuzione
attraverso la rinuncia a quanto si ha in eccesso sono valori condivisi da
quattro coglioni che potrebbero isolarsi in una comune e farebbero un favore a
tutti. Il problema è che io sono d’accordo con loro.
23. Scrivere, anche scrivere
cosette come questa, aiuta a dominare una personale visione della mia vita: non
mi piace riguardare al passato se non come una storia da poter livellare e
modificare a mio piacimento, se serve a farla funzionare con il senno di poi. Mi
piace pensare ad un aneddoto, qualcosa di divertente o interessante che mi è
capitato, e poi raccontarlo alterato in modo più o meno grave. Mi piace quando
racconto di un’avventura banale che diventa particolare, e sentirmi dire che
dovrei proprio metterla per iscritto.