sabato 4 giugno 2011

The Killing Joke

Ieri stavo guardando il tg4, e ad un tratto mi è venuto in mente questo passo, tratto da Galilee di Clive Barker:

Il mio Salvatore è il più diligente;
mi ha segnata nel suo libro
e enumerando i miei torti,
e nelle sue pagine sono al sicuro.
Solo Colui Che Cadde
ci vuole perfetti;
perché allora non avremo più bisogno delle cure degli angeli.

Lo so che per una volta potrei smetterla: sedermi sul divano, appoggiare la testa allo schienale e celebrare il fatto che la maggioranza di governo si è recentemente presa una botta elettorale paragonabile ad una tranvata sulle gengive.
Eppure non ci riesco. Non me la bevo. Ascolto soddisfatto i discorsi di insediamento di Pisapia e De Magistris, ma il pensiero mi torna a Lui.
Sono un amante tradito e rancoroso, che stava tanto bene nella sua confortante nicchia di minoranza ed ora si trova costretto ad affrontare il pensiero: “E se poi, un giorno, Lui se ne andasse davvero?”
Di cosa parleremo esattamente, quando ci riuniremo nei nostri tavoli di pensatori indipendenti, al sicuro dalla demagogia delle destre grazie al semplice fatto di essere Suoi oppositori?
Cosa ci consolerà? Chi potrà distrarci dai problemi della politica reale con le sue messe in scena e le sue figuracce internazionali? Come faremo a fare i conti con le mostruosità del nostro Paese, quando non avremmo più la gratificante consapevolezza che, grazie a Lui, all'estero tutti ci ridono dietro?
Come potremo indignarci di nuovo ed essere credibili?

Abbiamo rincorso per secoli l'archetipo del nostro personale “eroe nazionale”: un truffatore, una specie di imbroglione, un furbastro disonesto. Ne abbiamo perfezionato i tratti con accuratezza, fino ad eleggere il re degli ladri, uno verso cui poter ridere dicendo “guarda come li ha fregati tutti”. Totò, Nerone, Mussolini e Alvaro Vitali dentro un unico corpo gonfiato dalla plastica, artificiale e pompato come una mongolfiera piena d'elio.
Pensiamo di poterci permettere di stare senza di Lui? Noi non siamo nulla senza di Lui: gli dobbiamo tutto. A cominciare dalla nostra salute.
Saremmo scheletri che camminano, schiacciati dal peso di obblighi morali o sociali impossibili da realizzare. Guarderemmo in faccia un male troppo abissale, perverso e radicato in noi da poterlo sopportare senza diventare pazzi: capiremmo la verità su cose come P2, mafia e camorra, e forse scopriremmo di essere loro finanziatori, supporter e persino ammiratori segreti. Non avremmo niente dietro cui nasconderci, nessun volto chiassoso ed irritante da detestare in pace.
Invece di batterci in difesa di democrazia e legalità, ora siamo liberi di indignarci a caso quando Lui si rende ridicolo in pubblico: se racconta barzellette sporche, se fa cucù da dietro un lampione ad un altro capo di stato, se fa le corna in una foto, se prende per il braccio il presidente americano e gli racconta i fatti suoi. L'essere un pagliaccio ininfluente a livello internazionale è diventata l'emergenza, il comodo scandalo che siamo felici di commentare.
Nel parlare di Lui, comunque la pensiamo, ci divertiamo sempre: questa é la verità.
La nostra allegria di fondo, che non siamo disposti ad ammettere ma che esiste in modo strisciante, é uno dei Suoi tanti subdoli ascendenti; ci divertiamo a parlarne perché in fondo sappiamo di Lui quello che sanno tutti: assolutamente nulla.
Le nostre risate travestite hanno lo stesso valore, la stessa profondità etica, del sorriso di un Suo elettore che ascolta la Sua nuova barzelletta.
A proposito, me ne viene in mente una perfetta per la nostra situazione.

Allora, ci sono due matti in un manicomio... e una notte decidono che la vita là dentro non gli piace più. Così decidono di evadere. Allora vanno sul tetto e lì, nello spazio vuoto tra i palazzi, vedono i tetti delle città che si estendono al chiaro di luna... verso la libertà.
Allora, il primo matto fa un salto ed atterra sull'altro tetto senza problema. Ma il suo amico non ha il coraggio di saltare. Sai... ha paura di cadere. Allora il primo ha un'idea; gli fa: “Ehi, ho una pila! Ora la accendo e la punto qua in mezzo, così tu puoi venire da me camminando sul raggio di luce!”
Ma il secondo scuote la testa, e gli risponde: “Ma cosa credi, che sono pazzo? Poi tu la spegni quando sono a metà strada!”