domenica 17 aprile 2011

Come salvare il mondo in dieci semplici passi - parte 3

Benvenuti alla terza puntata di « Come salvare il mondo in 10 semplici passi ».
Ne sentivate la mancanza, non è così? Lost è finito e non c'è più niente di confuso e malscritto da seguire, aspettando smaniosi un nuovo episodio. Beh, é appunto per questo tipo di esigenze che ho creato questa rubrica; per quello e per salvare il mondo, si capisce.
Ma soprattutto perchè é finito Lost.

Arrivati alle tappe numero 5 e 6, riassumiamo rapidamente i precedenti punti:

1. Il Toro deve vincere uno scudetto;
2. Il vaticano deve vendere la sua roba;
3. Si deve introdurre una legge sul limite dei consumi;
4. I filosofi devono salire al potere e governare sul mondo.

E se tutto quello che avete letto finora vi è sembrato stupido, vi garantisco che il peggio deve ancora arrivare.

5) passo numero 5: l'umanità deve diventare vegetariana.
Ecco, con questa mi sono giocato l'unico lettore che avevo. Era uno che comunque finiva qui sopra solo perchè sbagliava sempre a digitare l'url del suo sito porno preferito, ma comunque faceva piacere sapere che era lì.
L'essere vegetariani è, al di là di tutto, una cosa in cui credo molto. È una scelta di vita che ho fatto quand'ero piuttosto giovane, ed una delle poche scelte davvero sagge che penso di aver mai fatto. Sono intimamente convinto che sia la cosa più razionale, sensata, umana ed addirittura “naturale” (benchè spesso le critiche vertano intorno alla questione dell'innaturalezza di una dieta vegetariana) che si possa fare nelle proprie scelte alimentari.
Non mi dilungherò ad elencare i motivi che mi hanno portato a diventare vegetariano; sono troppi e alcuni valgono solo per me stesso e per la mia sensibilità. Credo però che ci siano ragioni universali ed assolutamente oggettive per augurarsi che il consumo di carne nel mondo cessi di esistere, o quantomeno diminuisca drasticamente: pratiche come l'allevamento intensivo, la considerazione dell'animale come merce anziché come individuo, il consumo spropositato e folle di carne radicato nella società occidentale sono elementi da denunciare e contro cui scagliarsi, non tanto per convinzioni personali quanto perchè oggettivamente deleteri e rovinosi per il futuro della razza umana. Personalmente, non ho alcun dubbio nel credere che un mondo privo di tutto ciò, un mondo “vegetariano”, o almeno onnivoro in modo sensato e rispettoso, sarebbe un mondo migliore.

6) passo numero 6: il teorema di Ozymandias.
Un giorno, negli anni '80, un tizio ha scritto un libro, anzi un fumetto. Anzi, una graphic novel, che è entrambe le cose.
Nome del tizio: Alan Moore.
Nome della graphic novel: Watchmen.
Chi è Ozymandias? Un personaggio di Watchmen.
E il suo teorema? Smettetela di fare domande e andatevi a leggere il fumetto.

Il teorema di Ozymandias è una specie di piano geniale per assicurare una pace stabile e duratura all'umanità, e più in generale per salvare il mondo creando un'utopia perfetta di serenità e prosperità collettiva. Il problema è che non posso spiegare in cosa consiste esattamente il piano, né dare molti dettagli; anticiperei troppe informazioni sulla trama a chi non ha letto Watchmen (onta e ignominia), ed è una colpa che non mi sento di caricarmi sulla coscienza.
Tuttavia, affinchè tutto questo possa avere un minimo di senso per chi lo legge, cerco di illustrare a grandi linee in cosa consiste il teorema: il genere umano è intrinsecamente portato a farsi la guerra da solo e la sua natura bellicosa lo porterà, prima o poi, ad un inevitabile annientamento. All'occhio umano è sempre indispensabile avere un nemico facilmente riconoscibile, che cambia nelle epoche ma a cui si riconducono tutti i conflitti. Pertanto, l'unico modo possibile per realizzare la pace è ingannare l'umanità, farle vedere un nemico fittizio verso cui incanalare tutte le propulsioni alla guerra.
All'uomo serve una minaccia tanto gigantesca da imporgli di essere uniti e collaborativi nel fronteggiarla, qualcosa di alieno, inspiegabile ma spaventoso a tal punto da rendere necessaria un'alleanza anche con il proprio peggior nemico. Questo, in sostanza, è l'unico modo di far scomparire per sempre la guerra dal mondo.

Okay, non abbiamo capito nulla, ce lo rispieghi? No, telefonate ad Alan Moore: è lui che ha scritto questa roba e io mi limito a copiargli le idee.

Eccoli qui: le nuove fasi del mio magistrale piano per salvare il mondo. Nella prossima puntata scoprirete che in realtà l'isola non esiste, l'aereo non è mai caduto, ci sono i viaggi nel tempo, John Locke non è un filosofo ma un tizio pelato.
Ah no, quella è un'altra cosa. 

venerdì 8 aprile 2011

Il signore del male

Esistono due categorie di persone quando si parla di John Carpenter. Ci sono i fan, che sono completamente incapaci di qualsiasi giudizio anche solo vagamente equilibrato e oggettivo.
Per loro qualsiasi film di John Carpenter è bello, anche quelli che deve ancora girare.
E poi ci sono le persone normali, che invece mantengono un certo distacco per giudicare con equilibrio un film a prescindere da chi l'ha girato.
Per loro, qualsiasi film di John Carpenter è bello, anche quelli che deve ancora girare.
In realtà, ci sarebbe anche una terza categoria, ma non è bello stare a dileggiare delle persone che hanno dei problemi.
dal blog di Roberto Recchioni

Sarebbe imperdonabile, da parte di questo umile blogg... bleurgh! (ogni tanto la tastiera del mio computer si ricorda di vomitare alla vista della parola in questione) non occuparsi di attualità, stare sul pezzo e cogliere al volo il clima dei tempi che corrono, commentando e discutendo le notizie della settimana. Dietro casa nostra piovono bombe, nubi radioattive avanzano ad est e primi ministri incompresi abbreviano processi, mentre il generale sentore di scatafascio collettivo diventa quasi irrespirabile. Ecco perchè mi pare importante parlare dell'evento più significativo di quest'anno solare.
Esatto, è uscito al cinema un nuovo film di John Carpenter.

Si chiama The Ward, è fichissimo ma sicuramente un'opera minore nella filmografia del mio regista horror preferito. Però è un'ottima scusa per scrivere due righe celebrative a proposito di un anti-eroe del mondo del cinema i cui lavori mi hanno sempre toccato nel profondo e lasciato una traccia pesante nella mia sensibilità.
Non si può parlare in questi termini di molti artisti, in particolare se si pensa al cinema: i film sono un po' le noccioline dell'arte, entrano nel tuo sistema ed escono senza troppo significato, ingeriti meccanicamente, quasi senza masticare e senza che le papille gustative indulgano nel produrre una sensazione.
I film di Carpenter, invece, sono quanto di più cinematograficamente saporito potrai mai assaggiare: opere di genere fiere di esserlo (soprattutto horror, ma anche film d'azione, fantascienza e commedia surreale), che si preoccupano di intrattenere ed offrire spettacolo, spaventare, divertire o disgustare; la riflessione di fondo ed il messaggio, sempre presenti ma mai evidenti, entrano nello spettatore subdolamente, sotto la pelle. Il discorso dell'autore è implicito e celato, nascosto dietro maschere metaforiche in cui cinismo estremo e professione di anarchia, elementi ricorrenti della “poetica carpenteriana”, si avvertono sottilmente ma con straordinaria efficacia.
Indicativi, a questo proposito, sono gli atti finali dei film, le ultime scene; non servono a Carpenter per dirci “Questa è la morale della favola”, sono una risata beffarda diretta a noi che tentiamo di capire, di razionalizzare ciò che abbiamo appena visto. I finali dei film di John Carpenter si studiano a scuola, sono anti-colpi di scena che aggiungono una postilla di malvagità alla storia conclusa, a suggerire che le cose non stanno come pensavamo di aver capito, ma peggio, molto peggio.

Sarebbe riduttivo voler comporre una biografia di John Carpenter in queste poche righe di blo... blaaah! (a forza di scrivere qui sopra ho lo stomaco a pezzi). Mi limito a dire che il signore in questione è un arzillo 63enne che ama l'horror, la musica, H.P. Lovecraft e i Los Angeles Lakers. Odia Hollywood e forse l'umanità in generale, è talmente anarchico che definirlo un anarchico sarebbe riduttivo. L'unica cosa più fica dei suoi film sono le sue colonne sonore, che si scrive e suona da solo e che spesso reggono l'intero film solo per come sono capaci di produrre atmosfere. L'indelebilità di suoni e immagini, nei film di Carpenter, è quasi sempre un tutt'uno: impossibile non associare i titoli di coda de Il seme della follia alla schittarrata heavy metal che li accompagna, assurdo non pensare al tema ipnotico di Essi vivono! mentre si ripensa a quel finale folle, cattivissimo e spassoso.

La carriera del maestro è tanto costellata di perle che sarebbe impossibile menzionarle tutte: nell'eccellenza di base, spiccano secondo me tre veri capolavori.
La Cosa, del 1982: mentre al cinema usciva un film su un alieno buono che vuole telefonare a casa, Carpenter produce un film tanto pessimista da sfociare nel totale nichilismo: la minaccia extra-terrestre che costituisce il “mostro” del film è in realtà indistinguibile da noi, rappresenta nient'altro che la piccola spinta di caos sufficiente a far crollare i presupposti di civiltà ed umanità in cui confidiamo ciecamente. A conti fatti, l'uomo è un animale selvaggio che teme e diffida di tutti, la società è poco più di un'illusione.
Il Signore del Male, uscito nell'87: horror che parla di Chiesa, fede e scienza, di ragione portata agli estremi che non è in grado di trovare risposte rassicuranti. Dal mio punto di vista, il film più spaventoso di Carpenter nonché uno dei primi atti più belli che io abbia mai visto.
Infine, il già citato Il Seme della Follia, del '95: sorta di omaggio non dichiarato alla poetica di H.P. Lovecraft e al discorso meta-artistico che lo scrittore imbastisce in molti suoi scritti, è forse l'ultimo film davvero imperdibile che Carpenter abbia girato, e costituisce una sintesi completa dei suoi temi ricorrenti: fragilità della civiltà umana, mostri psicologici più che materiali ed apocalisse imminente; praticamente tutto ciò che si sogna di avere da un film horror.

Me ne rendo conto: i toni della mia disamina sono più vicini alla venerazione incondizionata che allo sguardo oggettivo. Se Carpenter fosse Berlusconi, io mi ergerei fieramente allo status di Emilio Fede. Se Carpenter ne fosse segretario, potrei persino arrivare al punto di votare PD. Ecco, mi sembra una conclusione adeguata: votare PD, lo scenario horror più convincente che abbia immaginato da un sacco di tempo a questa parte.
E purtroppo, come Carpenter insegna, le immagini agghiaccianti hanno una proterva tendenza a realizzarsi davvero: tra un po' ci sono le elezioni comunali.

domenica 3 aprile 2011

Una mosca bianca

Ho sempre pensato che per noi mosche bianche il ronzare senza meta rappresenti l'estasi assoluta: una sorte di pace dei sensi, un nirvana entomologico che una creatura dal cervello più complesso non potrebbe sognare di concepire. In momenti come questi, mi sento onnipotente, capace perfino di evadere con la mente dalla mia corazza di insetto.
Un sorriso si insinua tra le pieghe del mio corpo mentre comincio la meditazione, sognando ad occhi aperti. La mia fantasia prende forma dal nulla, inizio a capire di che si tratta; come sarei, se fossi uomo?

Eccomi: sono sotto la doccia. Da venti minuti. Mentre mi lavo con acqua potabile che scorre abbondante sopra di me, dall'altra parte del mondo, qualcuno muore di sete.
Aspetta, sta cambiando... ora sono in palestra; ho pagato la quota di iscrizione per alcuni mesi, sto bruciando calorie, nella speranza di eliminare il grasso in eccesso. Contemporaneamente alla mia scarsa forma fisica, dall'altra parte del mondo, qualcuno digiuna da giorni. Più tardi, mentre qualcuno muore di fame, io spendo 4 euro per cibo che in gran parte butterò.
Vedo qualcos'altro... vedo che spendo altri soldi, forse per ragioni più costruttive: ad esempio, cifre considerevoli per pagarmi l'università. Un giorno, la mia istruzione mi aiuterà a prendere consapevolezza della realtà del mondo; forse mi insegnerà a distinguere il giusto dallo sbagliato, il pensiero autonomo ed indipendente dal condizionamento esterno.
Contemporaneamente all'emissione della fattura della mia tassa universitaria, qualcuno guarda la tv, ascoltando partecipe consigli per gli acquisti che poi adotterà come modello da imitare.
L'immagine cambia... in meglio, si direbbe. Sono insieme ad una ragazza carina; avvolto dalla sua piacevole compagnia, per un istante penso che la vita non sia affatto male: il sole sopra la nostra testa, gli abiti confortevoli e puliti che indossiamo, l'integrità dei nostri pensieri e il rispetto verso noi stessi ci appaiono reali, alla portata di mano. Contemporaneamente, da un'altra parte, due ragazzi vengono massacrati di botte perchè si tenevano per mano: sono dello stesso sesso e si vogliono bene, ma la vita ed il rispetto verso loro stessi sembrano lontanissimi.
Adesso mi trovo a tavola con la mia famiglia: mentre pranziamo, parliamo del più e del meno e gioiamo interiormente della reciproca compagnia. Contemporaneamente, il cuore del marito di qualcuno smette di battere all'improvviso, mentre i presenti pietrificati non possono nulla, di fronte all'estrema solitudine dello spirare.
Volgo lo sguardo altrove, nella speranza di vedere altro. Sono sempre io, lo stesso di prima: la maglietta che sto per buttare via non mi calza più. Credo di averla pagata poco e che non abbia più senso conservarla, ma mi sbaglio. Ciò che credo sia poco, in realtà è sensibilmente più di quanto la maggior parte delle persone nel mondo possa permettersi di pagare una maglietta.

Ma io non sono davvero umano; sono solo una mosca che vola intorno ad uno stronzo fresco.
Drastico crollo della concentrazione, la meditazione finisce e la fantasia evapora. Cos'è stato a distrarm...
Improvvisamente l'aria si sposta. L'istante dopo, un fendente mi schiaccia contro una sconfinata parete bianca. Un foglio di carta, per dirla con parole umane. Il dolore dura una frazione di secondo, poi è la fine.
Ed eccomi qui morente, sparso un po' ovunque su questo foglio bianco e stropicciato, con il quale sono stato appena assassinato. Negli ultimi istanti di agonia, mentre le mie interiora scricchiolano e macchiano il foglio come una traccia di inchiostro, piccoli frammenti schizzano via dal corpo e si spargono nella superficie: pezzettini di me impercettibili ad occhio umano.
Sto morendo, ma la mia mente è ancora lucida quanto basta per elaborare un pensiero. Mentre esalo l'ultimo respiro, immagino che il mio cadavere spappolato si sia distribuito ordinatamente sul foglio che mi ha ucciso; invece di produrre un unico punto circoscritto, la poltiglia delle mie membra ha formato alcune scritte, impresse sulla carta come fossero stampate. Potranno buttare la pagina sporca, potranno strapparla, ma quella traccia di me resterà intatta.
Avete appena finito di leggermi.