domenica 1 aprile 2012

Perché?

Buonasera bambini!
Questo blog (una brutta parola che voi non dovete usare mai) ha deciso di pubblicare il suo primo post (un’altra brutta parola che voi non dovete usare mai) dedicato all’infanzia.
Non sono mai stato bravo ad esprimermi in maniera “family oriented” e politicamente corretta, quindi, per non correre rischi e mantenere questo scritto degno di bollino verde, applicherò un’autocensura che consisterà nel coprire termini, espressioni e contenuti inappropriati con un bel BEEEEEEP.

Allora: lo scorso post avevo inaugurato su questo BEEEEEEP di blog una BEEEEEEP nuova rubrica chiamata “FAQ” (oppure “BEEEEEEP” nel caso ci fossero bambini che parlano inglese) che consiste nel farmi delle domande da solo. Lo so, è un pò un’idea del BEEEEEEP ma non posso farci niente: a quanto pare, la mia fantasia ha una data di scadenza e oltretutto BEEEEEEP BEEEEEEP non è più al governo e io non ho più un BEEEEEEP da scrivere.

Quando penso a domande interessanti da fare penso a voi, bambini. In particolare, all’attitudine specifica dei bambini ad essere narcisisti e totalmente egocentrici nelle cose che hanno da dire, ma alquanto analitici e capaci di scendere in profondità quando cominciano a farti domande. Exempli Gratia:

Leo Ortolani lo spiega sempre meglio

Non ho molte occasioni per parlare con bambini (principalmente perché io BEEEEEEP i bambini, li BEEEEEEP dal profondo del mio cuore e cerco sempre di girarci lontano altrimenti finirei per BEEEEEEP BEEEEEEP BEEEEEEP il BEEEEEEP del BEEEEEEP). Il problema con i bambini è che non accettano una tua risposta a un certo punto: non capita mai di sentirli dire “ah, okay, ora ho capito” ma insistono in questa folle decostruzione al termine della quale non sai più nemmeno tu chi sei e il discorso diventa strano ed assurdamente astratto: perché, perché, perché...

In effetti, da bambino, cascavo anch’io molto spesso nel loop dialettico del “perché” con il mio interlocutore del momento. È una pratica che anche ora che sono più o meno cresciuto continua ad affascinarmi e incuriosirmi per via del suo potenziale teoretico.

Una delle forme di “ragionamento filosofico” più antiche al mondo è il dialogo. Il più famoso esponente di questa forma letteraria è sicuramente Platone, che però, come il sottoscritto, evidentemente non ha mai avuto una conversazione con un bambino in vita sua. Una delle tante cose che io e Platone abbiamo in comune, bambini.
Nei dialoghi di Platone, di solito, ci sono Socrate e il suo interlocutore che discutono del tema che il filosofo intende trattare nel suo scritto. Il problema è che il dialogo si svolge quasi sempre così:

Socrate: blablablablabla, sei d’accordo?
Interlocutore: sì.
Socrate: e quindi, blablablablabla. Ne convieni?
Interlocutore: ah-ah.
Socrate: di conseguenza, possiamo dire che blablabla. Giusto?
Interlocutore: boh, se lo dici tu.

E così via. Ora, io sostengo che, se sostituissimo l’interlocutore di Socrate con un bambino qualunque, i risultati sarebbero molto più interessanti. E visto che io non ho niente di meglio da fare (e se voi mi state leggendo neanche) direi che potremmo sfruttare la nuova rubrica per questo esperimento: cercare di scrivere un vero dialogo platonico. Uno interessante. Uno in cui c’è Socrate che sta parlando con un bambino.

Siete contenti?
E non rispondete BEEEEEEP, che i vostri genitori vi sentono e se la prendono con me.

Le FAQ – edizione per bambini

Da dove cominciare? In fondo non ho ancora scelto un tema di cui...
-          Perché?
Ah, abbiamo già cominciato? Okay, non avevo capito. Perché non ho scelto un tema? Perché ero qui che scrivevo e...
-          Perché?
Perché... perché non ho nient’altro da fare stasera.  
-          Perché?
Perché... non avevo tanta voglia di uscire.
-          Perché?
Perché piove.
-          Perché?
Beh, c’è dell’acqua che sta scendendo dal cielo.
-          Perché?
Perché era dentro una nuvola.
-          Perché?
Le nuvole si formano quando... c’è vapore che sale in aria. Qualcosa del genere.
-          Perché?
Beh perché... sai, non lo so. Non ne ho idea.
-          Perché?
Perché... perché sono stupido. Okay? Sono stupido.
-          Perché?
Perché non ho fatto attenzione a scuola durante la lezione di scienze, okay?
-          Perché?
Perché ero piccolo e pensavo ad altro, e in quel momento non me ne fregava niente di imparare come nascessero le nuvole.
-          Perché?
Perché... perché mi distraggo facilmente, non ho una grande morale del lavoro e del faticare per ottenere risultati nella vita.
-          Perché?
Perché ho una bassa autostima e penso che non combinerò mai niente di buono, okay? Ecco perché!
-          Perché?
Ho uno scarso senso pratico, non ho un dono, un particolare talento di cui vado fiero.
-          Perché?
Che ne so... forse sono stato educato male, non ho avuto una guida precisa e ho sempre avuto tutto facile nella vita... non ho mai dovuto lottare per un pasto caldo o un tetto... cose così.
-          Perché?
Perché sono un privilegiato.
-          Perché?
Perché sono nato in un posto in cui, in confronto alla maggior parte del mondo, sono benestante e fortunato.
-          Perché?
Perché viviamo in un sistema fondato sulla disuguaglianza e la sproporzione nella distribuzione delle risorse.
-          Perché?
Perché l’umanità è fallibile e ha eretto questa struttura intrinsecamente spietata.
-          Perché?
Perché a nessuno gliene frega un BEEEEEEP degli altri, tutti pensano solo a sè stessi.
-          Perché?
Perché la legge morale dentro di me è una bella immagine, ma in fondo è solo una favoletta. La morale ha un peso marginale nelle scelte quotidiane che ognuno di noi compie.
-          Perché?
Perché è quello che penso. È la cosa che mi pare più credibile.
-          Perché?
Perché forse sono un pò cinico su queste cose.
-          Perché?
Perché... non lo so, forse è perché sono raramente felice e soddisfatto di come stanno le cose... anche se in generale mi gira tutto abbastanza bene. Sono anche un ingrato, oltre che un privilegiato.
-          Perché?
Perché sono una brutta persona.
-          Perché?
Sono nato così.
-          Perché?
Non lo so. Nessuno può sapere perché nasce come nasce.
-          Perché?
Perché la conoscenza umana ha dei limiti.
-          Perché?
Perché siamo esseri finiti.
-          Perché?
Perché se fossimo infiniti saremmo Uno, mentre invece siamo molti.
-          Perché?
Perché chiunque o qualunque cosa sia all’origine della realtà, ha fatto in modo che sia così.
-          Perché?
Perché evidentemente pensava che fosse la cosa migliore.
-          Perché?
Perché se fossimo stati uniti a Dio, non ci sarebbe differenza tra Creatore e Creato.
-          Perché?
Beh perché alcune cose sono ed altre non sono.
-          Perché?
Perché le cose che non sono non possono essere!
-          Perché?
Perché altrimenti niente sarebbe! Non puoi pensare che niente che non è sia e tutto ciò che è non sia!
-          Perché?
Perché sennò ci sarebbe ogni tipo di BEEEEEEP, giraffe con sei colli e unicorni con quattordici tette e scimmie con le ali e nel mondo non c’è posto per tutto questo, okay?
-          Perché?
Oh, vai a fare in BEEEEEEP, tu, brutto piccolo BEEEEEEP!

Un pochino, dentro di me, ho sempre sperato che il Fedone, il Teeteto e la Repubblica si concludessero così.

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