lunedì 17 gennaio 2011

e adesso?

Per parlare della brutta notizia di oggi ho bisogno di un favore: che tutti voi, oh lettori, vi facciate venire in mente il vostro film horror preferito.
Fatevi ritornare in mente il momento clou del film, l'attimo saliente, il climax di terrore e angoscia che sta per rovesciarsi nella conclusione: la coppietta di adolescenti si nasconde dal killer con la motosega, l'alieno sta per esplodere fuori dal ventre del malcapitato, il vampiro sta puntando dritto al collo della fanciulla addormentata. Le città sono in rovina, i morti camminano sulla terra e l'eroe sta rapidamente esaurendo le risorse mentre un tentacolo emerge dall'ombra per stringersi attorno alla sua gamba.
Alcuni di questi scenari si concludono in un lieto fine, altri, più coraggiosi, ritraggono un finale pessimista o provocatorio: noi spettatori non lo sappiamo, seguiamo il corso degli eventi e ci chiediamo “e adesso?”.
La struttura di un buon film dell'orrore è quasi sempre la stessa: un inizio inquietante stabilisce il tono della storia, poi una svolta drammatica cattura la nostra attenzione e ci fa immedesimare con i personaggi. Segue una lunga fase di mistero e subdoli spaventi saltuari: camminate nel buio e scricchiolii di vecchie porte, eventi inspiegabili che ci gettano nel panico per qualche istante. Ma il peggio deve ancora arrivare: il Male diventa più visibile, fracassone, consapevole dei propri mezzi. Si svela allo spettatore per chi è veramente: in molti casi, uno di noi. Qualcuno che non ci immagineremmo e che a lungo ci ha fregati, convincendoci di essere una brava persona. Il suo sorriso, dapprima sincero e consolatorio, ora diventa un ghigno diabolico che ci perseguita nel sonno. E lo sentiamo ridere, sentiamo il suo fiato sul nostro collo di vittime inermi: ci ha giocato, ora per noi è finita.
É a quel punto che esclamiamo: “e adesso?”, perchè poi ogni film prende la sua direzione. Più l'opera è valida, meno nozioni su ciò che succederà abbiamo a disposizione.
La storia a cui sto pensando, che ho studiato, letto ed in parte vissuto, è scritta in modo geniale; tanto bene che non so con certezza a quale fase, tra quelle che ho descritto, siamo giunti noi spettatori. Tutto quello che so è che mai come oggi mi è capitato di esclamare “e adesso?”, mai come in questa fase mi sento come se il cattivo (o i cattivi) stesse per catturarmi e farmi a pezzi. Mi sento con le spalle al muro, inerme; chiudo gli occhi in attesa del colpo di grazia, sperando che questo sia uno di quei film dove poi tutto finisce bene. Che questo non sia uno di quegli altri, dal finale beffardo e spietato.
Chiudo gli occhi e penso:

20 anni di fascismo,
40 anni di democrazia cristiana,
15 anni di neo-politica berlusconiana.
E adesso?

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