martedì 22 febbraio 2011

Come salvare il mondo in dieci semplici passi - parte 2

Puntuale come un orologio svizzero guasto, ecco la seconda parte della fantastica rubrica « Come salvare il mondo in dieci semplici passi ».
Riassumendo: i primi due passi consistevano in un argomento calcistico-spirituale ed in uno economico-spirituale: si partiva dal sacro per giungere al profano, dando ovviamente per scontato che con “sacro” intendiamo il Toro e con “profano” ci riferiamo alla Chiesa cattolica. Ecco i prossimi, attesissimi passi:

3) passo numero tre: la legge sul limite dei consumi
Noi, intesi come società di massa occidentale, abbiamo una colpa fondamentale che ci perseguita per tutta la vita; da quando veniamo al mondo, fino al momento della nostra morte.
Possediamo mezzi, risorse e beni di ogni genere in misura infinitamente, e colpevolmente, superiore al resto del pianeta, che per giunta ci supera per numero. Una piccola percentuale di genere umano condanna a morte, involontariamente e meccanicamente, la fetta più consistente di umanità presente sul pianeta Terra. Come può un piano per la salvezza del mondo non tenere conto di questa situazione, e cercare di porvi rimedio? E, soprattutto, esiste un modo per rendere le nostre vite privilegiate un pò meno immorali, senza parlare di rivoluzione armata o di rovesciamento violento di un sistema economico?
Vorrei auto-rispondermi di no; però non posso, perchè il piano poi perderebbe tutta la sua pretesa di genialità e io farei la figura di quello che non onora le promesse, mentre sono uno che le mantiene sempre. Come quando avevo promesso di scrivere un nuovo post ogni giorno.
Quindi? La soluzione (parziale) al problema della disparità di benessere e dell'iniquità della distribuzione delle risorse è una legge che ponga limiti precisi alla possibilità di consumo di ciascun individuo.
Io, cittadino medio, posso comprare un certo numero di cose alla settimana, e devo farmele bastare. Ogni eccedenza viene multata o tassata pesantemente, in modo che il consumo eccessivo diventi insostenibile economicamente, oltre che moralmente. Non posso comprare troppi prodotti alimentari e non preoccuparmi di buttare via una parte che avanzo, perchè farlo significa non rispettare alla legge, e di fatto essere sanzionati per un reato. Non posso eccedere nell'acqua, nel gas o nell'elettricità, dal momento che alla bolletta si aggiunge una multa per ogni spreco da me compiuto.
In questo orizzonte, il risparmio nei consumi diventa la svolta fondamentale per la nascita di un nuovo equilibrio sostenibile, senza che i sacrifici da parte nostra siano eccessivi o radicali.
Ma quale potere, quale Stato potrebbe mai avere la capacità, intellettiva e morale, di promuovere una legge del genere? Di certo non le nostre attuali democrazie. Ed ecco che entra in gioco il prossimo passo.

4) passo numero quattro: il governo (transitorio) dei filosofi
Che bello un uomo quando è un uomo”

Mi chiedevo quanto sarei andato avanti a scrivere qui sopra senza copiare qualche idea a Platone; non perchè sia un esperto di Platone, ma perchè da alcuni punti di vista è un po' il mio eroe.
Molti pensatori hanno parlato del fine ultimo della vita umana: spesso la cosa si trasla nel fine ultimo della filosofia, perchè per parecchi greci il filosofo era il vero uomo. Non nel senso di quello che non deve chiedere mai, bensì nell'accezione nobile del termine: l'uomo al suo apice, al culmine delle sue potenzialità.
Ebbene, per Platone il vero uomo (il filosofo) non deve limitarsi allo studio e alla contemplazione: non è, come spesso viene dipinto uno che si proclama filosofo, un pazzoide che guarda il cielo stellato mentre consuma stupefacenti. Lo scopo della vita di un uomo vero è il mettersi al servizio della società: porre ciò che sa, le sue idee e le sue opinioni, ad uso e beneficio della comunità di cui fa parte, e dunque governarla. Non perchè apprezzi o ambisca ad una posizione di potere, ma perchè sa che è la cosa giusta da fare, ed il modo più indicato per essere d'aiuto al prossimo.
Ma come si traduce questa splendida intuizione nella realtà di tutti i giorni? Senza grossi problemi: si prendono i laureati in filosofia, in senso stretto coloro che si avvicinano di più alla definizione di “filosofo”, si valutano i più meritevoli e si consegna loro tutto il potere legislativo ed esecutivo di una nazione. Il primo provvedimento, imposto dalla logica e dalle esigenze morali più opprimenti, sarà proprio l'attuazione del passo numero tre del mio piano.

Ed ecco i nuovi due passi del mio impeccabile, brillante piano per salvare il mondo. Come dite? Notate un certo conflitto di interessi tra il contenuto dei passi finora esposti, la mia fede calcistica ed il fatto che studio filosofia?
Forse avete ragione, ma con ciò? Il conflitto di interessi, in questo Paese, ha mai fermato qualcuno?

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