domenica 6 febbraio 2011

Come salvare il mondo in dieci semplici passi - prima parte

Scusate il ritardo; sono certo che foste tutti in fremente attesa, non vedevate l'ora comparisse il nuovo articolo pubblicato all'interno di questo squallido postribolo telematico, ed eccolo qui. Il problema degli scritti che lo precedono è evidente: in quanto brutte notizie, si fondano sul principio del “distruggere”: sono ipercritici e rancorosi, si scagliano contro un problema come una toga rossa si scaglia contro un primo ministro.
Perciò ho deciso di cambiare tono ed inaugurare una nuova rubrica: questo è il primo di una serie di articoli dal titolo “Come risolvere i problemi del mondo in dieci semplici passi”. Le visioni apocalittiche, i sogni di Cassandra sono inutili senza un anelito di speranza, un lumicino di attitudine costruttiva che controbilanci l'equazione. Per ogni lamento, per ogni scritto di indignazione che produrrò, mi impegno da ora in avanti ad essere anche propositivo: non solo parlare di ciò che mi terrorizza, ma anche spiegare come vorrei che le cose cambiassero. E' davvero possibile escogitare un piano per salvare il mondo senza dover ricorrere alla violenza, e cambiare l'ordine delle cose per sempre senza troppe rinunce, sacrifici o fatica? É con questo auspicio che mi accingo a presentare i primi passi del mio geniale disegno.

1) passo numero uno: il Toro deve vincere uno scudetto.
Prima ed essenziale tappa per la salvezza dell'umanità. Mi rendo conto sia difficile capirne la motivazione, ma i tifosi del Torino, squadretta di calcio dal presente insignificante e dal passato glorioso, forse avranno un sospetto del perchè una vittoria calcistica dei colori granata potrebbe innescare un meccanismo perfetto. Per chi non si intende di calcio, o non ha mai sentito parlare del Toro e della pulsione ispiratrice che è in grado di infondere alla storia, il discorso è un po' più complicato. Difficile dunque spiegare razionalmente perchè ritengo questo passo fondamentale nell'equilibrio del mio piano: è ineffabile, qualcosa in cui si deve credere più che pretendere di capirne il senso. Quando il Torino vince il campionato, da un punto di vista puramente spirituale, è come se il mondo si rovesciasse ed i consueti rapporti di potere non valessero più niente: come se le minoranze, i perseguitati dalla storia, gli emarginati prendessero improvvisamente coscienza dei loro mezzi. Il Toro che vince è da sempre uno schiaffo al potere, un sublime gesto di anarchia e la dimostrazione che, per quanto si cada in basso, ci si può sempre rialzare.

2) passo numero due: il Vaticano deve vendere la sua roba.
Inevitabilmente, uno dei primissimi punti del mio piano verte sulla fame nel mondo, forse la più dolorosa piaga che affligge l'umanità. Più di un miliardo di persone soffre la fame ed è senz'altro vero, come ci hanno abituato a pensare, che ogni piccolo gesto individuale possa fare la differenza; ma è altrettanto vero che esiste un'istituzione potentissima, con risorse ampiamente sufficienti a sfamare il mondo. Se volesse farlo, potrebbe; e, sulla carta, essa si fonda su principi come carità, umiltà, solidarietà e predica da sempre il valore della beneficenza.
Allora perchè non cominciare dando il buon esempio? Quanto possono valere, complessivamente, le proprietà della Chiesa cattolica? 500 miliardi di euro? Di più? Non sarebbe profondamente cristiano vendere tutto, e usare quella gigantesca, inumana ricchezza per sfamare l'intero cazzo di pianeta?
Sarebbe una duplice vittoria: un gesto del genere passerebbe alla storia come più grande atto di eroismo della storia dell'umanità! Non è forse un pensiero allettante, per chi si professa paladino della moralità e guida spirituale? Inoltre, tanta generosità rappresenterebbe la suprema forma di redenzione, la possibilità di fare ammenda per ogni confilitto, massacro, guerra, persecuzione e quant'altro di brutto sia mai stato fatto dalla Chiesa nei secoli.

Ecco allora i primi due passi del mio piano in dieci semplici punti per risolvere i problemi del mondo; alla prossima per i successivi.  

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