domenica 8 maggio 2011

E ora qualcosa di completamente diverso

Alleggeriamo un pò i toni, che sennò i miei lettori (lettori? Ahahah!) si lamentano.

Alcuni libri letti tra l'inizio del 2011 e la morte di Bin Laden (morte di Bin Laden? Ahahah!)

Stephen King – Just after sunset

13 storie brevi scritte da King in gioventù e precedentemente pubblicate su giornaletti locali o riviste semi-sconosciute. Spesso per Stephen King vale l'equazione « scritti giovanili = roba più ispirata della sua carriera », e questo rende Just After Sunset una raccolta meritoria di essere recuperata. Mi sono divertito parecchio a leggere di donne che si svegliano in mezzo ad incidenti ferroviari circondate da cadaveri e sconosciuti minacciosi, sogni profetici di coppie di mezza età in crisi, gatti che arrivano dall'inferno e tutta questa specie di cose. 
Aggiungo una considerazione personale, per la quale i veri fan di Stephen King potrebbero sentire la necessità di dovermi uccidere. Non trovo difetti nel suo modo di scrivere, se non uno che spesso si rivela grosso come una casa: la prolissità. Leggendo La Casa del Buio, ti domandi se ne scorgerai mai la fine o se sarà il libro a seppellirti per primo. Se la Torre Nera fosse durata tre libri di meno, sarebbe stata un capolavoro e persino un libro meraviglioso come It avrebbe giovato di qualche taglio. Per questo trovo il formato del racconto breve particolarmente adatto a King e alle sue indubbie qualità narrative; Just After Sunset non raggiunge forse i picchi di Tutto è Fatidico, ma si fa leggere ed è ampiamente godibile. 
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Bryan Lee O'Malley – Scott Pilgrim vs The World

Ora: io vorrei tanto fare lo snob fichetto ed esordire con il classico, ma sempre funzionale, “Il fumetto è meglio del film”. Però quando non è vero non è vero: il film omonimo di Edgar Wright è geniale, spassoso, delirante; traspone in modo impeccabile alcuni buoni spunti del fumetto da cui prende ispirazione ma trova strade nuove, aggiungendo secchiate di creatività al materiale di partenza.
Com'è il fumetto? Aprite il dizionario e cercate la voce “carino”.
Sapete cosa trovate? No, non una foto di questo fumetto, bensì la definizione della parola “carino”, che si applica perfettamente allo Scott Pilgrim cartaceo. C'è molto più romanticismo e molti meno combattimenti in stile videogioco, che dal mio punto di vista è certamente un male. 
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Kazuo Ishiguro – Non Lasciarmi

Il titolo evoca fantasmi di libri che non avremmo mai voluto leggere, ma che il liceo o le nostre fidanzate ci hanno costretto a fare: il segnale d'allarme nel nostro cervello suona minaccioso gridando « Storia d'amore! Storia d'amore! Allontanarsi presto! ». 
In effetti, Non Lasciarmi è prima di tutto una grande storia d'amore, ma scritta magnificamente e senza retorica. L'amore non è l'oggetto fine a sé stesso della narrazione, ma l'opportunità per riflessioni dolorose, profonde e vere sulla ricerca di un senso nel mondo, sulla natura inaccettabile ed assurda della morte e in generale su cosa significa essere umani. In pratica è fantascienza spacciata per un romanzo di Jane Austen, e personalmente spero che le fan di Orgoglio e Pregiudizio si facciano fregare. 
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David Randall – Il giornalista quasi perfetto

Ricordo di averlo letto molto in fretta e letteralmente divorato, trovandolo bellissimo e molto interessante: un saggio divertente, ironico ma estremamente dettagliato sul mondo del giornalismo e sul valore dell'informazione per la società.
Ma se la consumazione del libro è stata rapida e piacevole, la sua digestione si è rivelata problematica: David Randall appare troppo ottimista e fiducioso nel “potere della stampa” agli occhi del sottoscritto abitante di questo strambo paese a forma di scarpa. Parla di politici costretti alle dimissioni dopo essere stati sputtanati da inchieste giornalistiche e di cittadini informati che attendono solo una voce in grado di sensibilizzarli. Io, d'altra parte, penso a Scilipoti e sorrido mentre rifletto sul vero ruolo dell'informazione: come si può lottare per la verità ed urlarla a gran voce, se al tuo Paese hanno amputato le orecchie per sentirla?

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H.P. Lovecraft – Le montagne della follia

Ecco uno di quei grandi classici che si passa tutta la vita a dire « Ah sì l'ho letto tre volte, bellissimo! », finché effettivamente non lo si legge, anche perché ultimamente dichiarare di amare Lovecraft è molto di moda. Ebbene, io faccio solo letture strettamente di tendenza e in più nei mesi scorsi avevo un laboratorio noioso all'università, il che mi ha dato ore libere per leggere Le montagne della follia.
Non sono d'accordo con il resto del mondo nel definirlo il capolavoro di Lovecraft (primato che assegnerei ad alcuni suoi racconti brevi); la narrazione, talvolta epistolare talvolta strutturata come diario di viaggio del protagonista, è difficile da seguire, contorta ma al contempo provvista di un inquietante distacco scientifico. Come in ogni racconto di Lovecraft che si rispetti, i personaggi discendono in un abisso di rivelazioni e scoperte inspiegabili, in cui la ragione perde di valore e la verità ancestrale nascosta all'uomo si manifesta più chiaramente. In armonia con la storia, lo stile narrativo diventa oscuro ed evocativo nella seconda metà: non descrive apertamente gli orrori che gli avventurieri disseppelliscono, ma punge la fantasia del lettore invitandolo a prendervi parte. 

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